L’esperienza traumatica di perdere un genitore o un fratello da bambini è associato a un aumento modesto, ma significativo di soffrire di psicosi nell’età adulta. Se poi la morte nel nucleo familiare ristretto avviene per suicidio, il rischio aumenta ancora. Lo rivela uno studio pubblicato sul BMJ da un gruppo di ricercatori inglesi, americani e svedesi diretti da Kathryn Abel, del Centre for Women’s Mental Health dell’Università di Manchester.
Studi precedenti avevano già segnalato una correlazione tra il rischio di psicosi, specifiche caratteristiche genetiche e stile di vita, come pure tra lo stress sperimentato dalla gravida e lo sviluppo fetale, senza riuscire a fornire elementi conclusivi. Ora i ricercatori diretti da Kathryn Abel hanno preso in esame i nati in Svezia tra il 1973 e il 1985 incrociando i dati dell’istituto svedese di statistica e quelli del Ministero della salute e del welfare per verificare chi avesse subito la scomparsa di un parente stretto, con stratificazioni per età e causa della morte (comprendendo anche i lutti che avevano colpito la famiglia prima della nascita dell’interessato).
Sui 946.994 bambini presi in esame, esattamente un terzo (321.449, pari al 33%) avevano subito un lutto nel nucleo familiare ristretto entro i primi 13 anni di vita, quasi tutti per cause naturali. Tra questi, i più esposti al rischio di successiva psicosi sono apparsi i bimbi colpiti dal lutto nei primi tre anni dopo la nascita, con un picco nel caso di morte per suicidio.
BMJ 2014; 348